Ogni volta che si parla di piste ciclabili — che è peraltro una cosa di cui non amo parlare, perché sono contrario all’idea che ogni tipo di utenza, bici, auto e trasporto pubblico, debba avere (poco) spazio in ogni strada, e sono invece convinto che vada, più semplicemente, disegnato un network di strade solo per le bici, un 25-50% delle strade di Milano da chiudere alle auto — salta sempre fuori qualcuno che mi dice che…
Le hanno fatte in zona-x, e non le usa nessuno.
Vi abbiamo fatto questo favore, quindi ora non scassate i coglioni per un anno.
E la cosa peggiore è che chi pensa che le piste ciclabili siano una concessione sono i politici di sinistra, e addirittura molti elettori di sisinstra — vedi: pistes octroyées.
Ma come le hanno fatte, ste benedette piste ciclabili? Col culo, come al solito?
Sono separate? Sono sicure? Sono ben segnalate? Sono continue? O sono una merda?
Le piste automobilizzabili
Se le “piste automobilizzabili”, che sono le auto che dovrebbero essere l’eccezione e non la regola, in città, fossero fatte col culo come le “piste ciclabili”, nessuno userebbe l’auto.
Ora che ci penso, mi sa che l’unico modo di cambiare Milano è esattamente quello: sputtanare il network di strade fino a che non vorrà più andare in auto non solo chi, come me, non ama l’auto, ma anche chi adora l’auto e la userebbe anche per andare al cesso.
Ho anche un piano, sai. Però ho bisogno di un architetto, un geometra e un avvocato.