Il Tiggì

Il Tiggì in Italia in un giorno qualunque:

– cosa ha detto il papa, su qualunque tema, che tanto è esperto di tutto: pace, guerra, giovani, immigrazione, tecnologia, famiglia, lavoro…

– lui ammazza la fidanzata o il padre o lo zio, e i vicini che non se lo sarebbero mai aspettato, che sembravano tanto delle brave persone…

– un delitto di mafia, o un caso di corrruzione politica, un’azienda che licenzia o simile tema per metterci tutti di buon umore…

– la nuova canzone della Giannini, Gianni Morandi che corre la maratona, o il concerto di Baglioni, artisti che tutto il mondo ci invidia…

– i turisti in Italia, che come noto vengono tutti qui e solo qui perché l’Italia è il paese più bello del mondo e come si mangia in Italia non si mangia da nessuna parte etc.

– d’inverno fa freddo — sempre meno, a dire il vero, ma a volte le temperature sono addirittura ’polari’ (-3) e d’estate fa caldo, e sempre più caldo ma è “la bella stagione”.

Riempimento

Fino a vent’anni fa, anche un articolo insulso come questo aveva molto senso.

I giornali erano di carta, e il numero di pagine doveva essere un multiplo di quattro, spesso 48 o 52. E vi era la fila di persone che volevano comprare gli spazi pubblicitari.

Un giorno, già in questo secolo, incontrai un’amica che non vedevo da un po’ e che si era messa a vendere pubblicità per un grande editore di settimanali e mensili italiano.

Lavoro duro!, esclamai. E lei: no, è un lavoro di relazioni. I clienti mi chiamano e mi dicono: Francy, mi raccomando che il prossimo mese ci devi tenere una pagina intera…

Che vendessero scarpe, orologi o mobili da cucina, cambiava poco. Gli spazi erano limitati e bisognava tenersi buoni Francesca, a cui poi avrebbero fatto un regalo a Natale.

Il mondo è cambiato

Il mondo è cambiato, ma in tanti sembrano non accorgersene. E non certo solo al giornale che fu di Montanelli. Cosa possiamo dire degli articoli della Gazzetta sulle WAGs?

E che dire del progetto web de Il Fatto Quotidiano? A cosa serve quella marea di articoli scritti male e pensati peggio (e pagati ancor peggio) firmati da aspiranti giornalisti?

A farmi smettere di leggere — ormai il giornale italiano che leggo di più è La Gazzetta. E anche quella, la leggo comunque meno di Marca, che almeno mi serve per lo spagnolo.

Possibile che non capiscano che non vi è più niente da riempire, e che provare a riempire il web con WordPress è un po’ come svuotare il Mediterraneo con il cucchiaino?

Open di Mentana

Qualcuno di voi ha capito che novità sarebbe Open, il giornale di Mentana?

Leggo che sarebbe un giornale online, fruibile prevalentemente da mobile. Guardate che non è necessario fare un sito web brutto perché questo sia fruibile su mobile!

Leggo anche che Open rappresenterebbe un nuovo modello di giornalismo, con le ultime notizie e le immagini aggiornate in tempo reale, 24 ore su 24. Sticazzi.

Secondo me un nuovo modello sarebbe tutto il contrario, tipo un giornale che non segue l’ultimo avvenimento o l’ultimo gossip o cosa è trending in ogni secondo su Twitter.

Ma forse sono io che non capisco. Un po’ come non capisco perché debba essere uno di sessant’anni a mettere in piedi un giornale sul quale possano scrivere i gggiovani.

I giornali del futuro sono di carta

Ieri sono stato al MUST di Vimercate per una mostra su Depero.

Tu ti ricordi di un singolo banner che fra un secolo finirà in una mostra d’arte?

Il web, o almeno questa idea del giornale gratuito sul web pagato dai banner è un errore storico. Come le automobili in città, oppure la presenza delle aziende sui sosciàl.

Dicono: eh, ma la gggente passa x ore sui sosciàl o legge il giornale online. Se è per questo, la gente passa anche mezz’ora al cesso tutti i giorni, ma ciò non rende il cesso un posto dove abbia senso comprare pubblicità. E il paragone fra il cesso e il web ci sta tutto.

I giornali del futuro sono di carta!

Quello che metti sul web è un loss leader, in modo che poi prendano al volo le tue 4 pagine del Corriere della Sera gratis in metropolitana e non quelle dei competitor. Quattro pagine, con la quarta di pubblicità. Perché la pubblicità sulla carta funziona. O può funzionare, almeno. E sai che la compri sul Corriere, e che non finirà su un video jihadista.

O su Frank che fa le scoregge sulla gente al Parco Sempione.

Quello che metti sul web è un loss leader, in modo che poi si abbonino alla tua versione premium online. Purché tu abbia contenuti di qualità da vendere.

Quello che metti sul web è un loss leader, in modo che poi il sabato mattina comprino “Corriere della Sera Week-end”. Sveglia, che si sta facendo tardi.