Capitolo 9 – Stessa spiaggia, stesso mare

Capitolo 9 – Stessa spiaggia, stesso mare

e come l’anno scorsooooo…..

No, come l’anno scorso non è possibile, mi dico mentre sono in Metro in viaggio verso la Fiera. SMAU 2000 è stato uno spettacolo incredibile, una di quelle cose che non dimenticherò mai. La gara a chi aveva il volume più alto e il pubblico più numeroso fra Virgilio e Kataweb, le avvenenti hostess di Freedomland [1] immerse in una vasca piena di bagnoschiuma artificiale, la Casa del Grande Fratello di Jumpy, la possibilità di farsi il trucco allo stand di WorldOnline. [2] Ma dove siamo, a un concerto dei Kiss? Bellissimo.

Vizzavi
Arrivo e, delusione, vedo solo due grandi stand nel (mini) padiglione Internet: a destra Wind/IOL, con una discreta baraonda e qualche standista carina. A sinistra Vizzavi, ancora pieni di soldi che non sanno come bruciare. Sono dei veri dilettanti. Cosa regalano? Dei piccoli frisbee rossi di plastica. Immagino che l’idea, geniale davvero, fosse che lanciandoli si fa… viral marketing.

Mi chiedo: ma è possibile che nessuno abbia imparato la lezione di Kataweb? Insomma: perché regalare dei frisbee che costano due lire, se il tuo obiettivo è di bruciare soldi in fretta? Ripenso all’anno prima, a quei meravigliosi zainetti che Kataweb regalava a tutti. Quella sì che era una grande società Internet. Valeva infatti 8,000 miliardi, circa 1 miliardo per ogni zainetto regalato.

Concento
Concento ha uno stand abbastanza sfigato, direi quasi al livello del servizio che offrono. Incontro subito uno dei geni del marketing che ha studiato la campagna di lancio del portale. Mi dice che riusciranno a diventare la starting page di milioni di navigatori a basso prezzo. Come, tappezzando la metropolitana di pubblicità, gli chiedo senza battere ciglio ? [3] Non mi prende in grande simpatia.

Che senso ha “lanciare” Concento ad ottobre 2001 quando ormai anche i muri avrebbero dovuto capire che non vi era futuro per i portali generalisti, e tantomeno per un portale generalista nuovo, brutto e senz’anima? Perchè? Perchè le aziende fanno piani quinquennali come in Unione Sovietica?

In3
In Fiera incontro anche un volto noto. Sta presentando Icompare.it [4]. Allo stesso stand ci sono anche Bizywoman.com [5] e Tech-IT-easy.com [6]. Benvenuti nel magico mondo degli incubatori! Ma cosa sono gli incubatori? Innanzitutto, bisogna dire che ci sono due tipi molto diversi di incubatori: da un lato, strutture pubbliche, o finanziate anche con denaro pubblico, il cui scopo è di aiutare la nuove imprese nei campi Internet/multimedia/IT. [7] Dall’altro, le fabbriche di dot-com.
Le fabbriche di dot-com sono a loro volta di due tipi diversi. Alcune incubano società esterne di cui si prendono una quota in cambio di spazio per gli uffici, soldi, brillanti consigli di marketing e l’unica consulenza che importa davvero, quella per l’IPO. Altre, in genere ancora migliori, sono fabbriche ancor più Taylorizzate, dove i progetti stessi che vengono incubati sono partoriti dalle brillanti menti (diciamo così…) che hanno messo in piedi l’incubatore.

Gli incubatori nascono negli Stati Uniti quando ci sia accorge che la cosa più profittevole da fare, visto l’incontenibile entusiasmo del mercato per qualunque cosa abbia un “.com” dopo il nome. , è di produrre e sganciare sul NASDAQ il più grande numero possibile di dot-bomb senza capo né coda. Due degli incubatori americani più famosi sono CMGi [8] e Idealab, responsabile quest’ultimo di avventure incredibili quali Pets.com e eTOYS. [9]

In Italia gli incubatori arrivano quando la festa è già finita, e alcuni addirittura vengono aperti e chiusi senza neppure il tempo di combinare pasticci. Non così In3 che, finanziato da Fineco e dalla banca olandese AMRO, raccoglie una bella somma da investire: addirittura una quindicina di miliardi, a quanto si dice. L’8 marzo 2001 In3, da pronunciarsi Incube, lancia finalmente Bizywoman, il portale per la donna impegnata – così impegnata che non ha tempo per un altro, inutile portale. Modello di business, ovviamente, è – meglio: sarebbe – la pubblicità. Ottimo.

Faccio un paio di colloqui con In3. Vorrebbero affidarmi Bizywish [10], la wishlist di Bizywoman. Per chi non lo sapesse, una wishlist è un servizio che permette di annotare – e di segnalare a terzi, se la wishlist è pubblica – i prodotti, libri, CD o altro, che vorresti ricevere in regalo. Ma segnalare a chi? Amazon ha 30 milioni di clienti, ovvero 30 milioni di persone che potrebbero decidere di volermi fare un regalo per Natale, il compleanno e qualunque altra occasione. Ma Bizywish?

Sono un po’ scettico. A naso, mi sa che hai più probabilità con una letterina a Babbo Natale… Poi mi raccontano che ci sono le stock option e che hanno intenzione di quotare in Borsa neanche In3 – il che già sarebbe una barzelletta – ma addirittura Bizywish, una “società” che non è neanche una società, non ha dipendenti, e, forse, un giorno avrà una persona (sarei io) in co-co-co. [11]

Ormai sono convinto, ma succede che qualcuno in Bizywoman assume un’altra persona per la posizione di Bizywish ed io vengo dirottato a fare marketing per Icompare. E le mie stock option di Bizywish? Il contratto è di tre mesi, l’avventura dura 10 giorni. Poi scappo, disperato. [12] In3 è davvero troppo New Economy per me…

note al Capitolo 9

[1] Freedomland avrebbe dovuto lanciare l’accesso ad Internet via… TV. Freedomland è stata quotata al Nuovo Mercato nell’aprile del 2000 che era una scatola vuota. E tale è rimasta.

[2] ISP olandese, poi acquisito da Tiscali.

[3] Le stazioni della Metropolitana di Milano erano letteralmente tappezzate di pubblicità di Concento.

[4] Icompare.it avrebbe voluto essere un comparatore di prodotti. Non di prezzi, di prodotti. Modello di business? Fantasioso: vendere dati di marketing aggregati ai grandi produttori sulle preferenze dei consumatori che usano il servizio e rispondono a una serie di domande a seguito delle quali il servizio raccomanda uno o più prodotti come i più rispondenti alle proprie richieste.

[5] Bizywoman.com è il portale per la donna busy, impegnata. No comment.

[6] Tech-IT-easy.com avrebbe voluto essere “il punto di incontro tra la domanda e l’offerta per le risorse dell’Information e Communication Technology”. Se non fosse scoppiata la bolla, magari… forse… ciao!

[7] Si veda ad esempio l’OMC.

[8] CMGi ha dato al mondo due second-best quasi di successo come Altavista e Ubid.com. Nonostante questo (ironia), il mercato non sembra essere molto convinto. L’azione di CMGi è crollata infatti da 180 dollari a meno di 1 dollaro, e l’azione è stata trasferita al Nasdaq SmallCap Market.

[9] Idealab ha anche finanziato refer.com, z.com, Rx.com, Zelerate.com, Iexchange.com e addirittura MODO, una start-up che sembra aver bruciato 40 milioni di dollari in 5 settimane. Vedi F’d Companies, rispettivamente alle pagine 33, 76, 81, 135, 177 e 171 per MODO. Idealab ha peraltro finanziato anche una società di successo, GoTo.com, poi ribattezzata Overture.

[10] Si veda (finchè si è in tempo…) BizyWish. Non solo: a differenza di Amazon, Bizywish non vende nulla. Quindi, come fa a fare fatturato? Negoziando accordi con i vari negozi di e-commerce e guadagnando una percentuale sugli acquisti. Bizywish farà sicuramente un sacco di soldi, come puoi ben immaginare.

[11] No, non sono ubriaco. Questa cosa mi venne raccontata dalla persona con cui ho fatto i colloqui ad In3. No, per decenza non faccio nome e cognome.

[12] Chiudono baracca e burattini a… fine 2002? inizio 2003?