Una Internet Europea

Mentre sul fondamentale fronte del search contiamo ancora poco, con solo gli inglesi di Mojeek e i francesi di Qwant, entrambi senza un proprio browser, a provare a tenere il passo di Brave, DuckDuckGo e Kagi, su altri fronti le cose vanno molto meglio.

I due più grandi player sono gli svizzeri di Proton, che hanno iniziato dalle email con ProtonMail e ora offrono anche servizi di VPN, back-up di file e password manager, e i lituani di NordVPN, che ora offrono anche servizi di back-up e password manager.

Ma non è finita lì. Sono sicuramente da segnalare anche i tedeschi di Tutanota, bravissimi, per le email e presto il back-up, gli svizzeri di pCloud, i tedeschi di Filen e gli spagnoli di Internxt per il back-up di file e gli svedesi di Mullvad per VPN e browser.

In Italia, purtroppo, sempre e solo scarpe, borsette e cappuccini con il cuore, ma vedo finalmente all’orizzonte un buon numero di servizi europei che non sono solo la caricatura di tante, troppe cazzate che arrivano dalla mitica valle che fu delle prugne…

Altri dati sullo sharing

Ho trovato in giro una presentazione per la quotazione in borsa a New York di Marti (marti.tech), il leader in Turchia, dove hanno ben 46 mila trespoli, soprattutto monopattini, e un market share addirittura del 64%, cosa che non penso esista in nessun paese europeo.

Questi mezzi fanno, in media, 2,4 viaggi al giorno, nella loro stima per il 2022.

E questi viaggi durano, in media, diciamo 11 minuti (sono soprattutto monopattini).

Risultato: 2,4 viaggi (non 1 come dicevo io a Milano) per 11 minuti (non 14’24”), vuol dire che vengono usati in media per 1584 secondi al giorno, ovvero per l’1,83% del tempo. Se fossero usati 12 minuti in media, staremmo parlando di un utilizzo del 2% del tempo.

E questo, ricordiamolo, per il servizio nettamente leader di mercato in Turchia.

Io sono sicurissimo che a Milano diversi di questi servizi di sharing vengano usati per meno dell’1% del tempo, occupando spazio pubblico senza nessun buon motivo.

Ci penserà la Silicon Valley

Uber ha perso oltre 30 miliardi di Dollari. I taxi-con-una-app (“ride sharing” fa più figo) perdono soldi ovunque nel mondo, in USA, Cina, sud-est asiatico etc.

Enjoy continua ad aumentare le tariffe. Car2go è stato fatto fuori da qualche genio del marketing. Il car sharing ha fallito. Ora tocca a biciclette e monopattini parcheggiati sempre fra le balle e che costano al minuto come un’auto del car sharing.

Continuiamo ad aspettare le auto a idrogeno promesse da Formigoni 15 anni fa, le auto elettriche (quante sono in Italia? Forse l’1% del parco auto?), le “auto che si guidano da sole” (che non arriveranno mai, e che sono il motivo per il quale Musk vuole Twitter, cioè per continuare a raccontare cazzate ai suoi azionisti e fanboy) e le auto volanti.

Intanto, abbiamo buttato via più di un decennio nella guerra a tutto campo che dobbiamo fare contro le automobili per riprenderci le città e mettere un freno al riscaldamento globale. Ma state tranquilli, va tutto bene, ci penserà la Silicon Valley! ; -)

Scatole

Gli adulti la mattina vanno con delle piccole scatole in una grande scatola dove passano larga parte della loro giornata, a fare cose di dubbia utilità e che danno loro poco piacere. A fine giornata, sono convinti di aver dato un importante contributo al mondo.

Convinti come sono che così vada il mondo, fanno lo stesso con i figli: li portano in una scatola per buona parte del giorno, in modo che possano imparare ad annoiarsi in modo che da grandi possano anche loro passare tutto il giorno in una grande scatola.

Gli adulti vanno in altre scatole a mangiare; a bere (ovvero a rincoglionirsi); a lasciare che qualcuno proietti suoni e immagini nei loro (vuoti) crani. A questo scopo comprano anche scatole più piccole, da tenere a casa, e altre ancora da tenere in mano.

Tutta la vita degli adulti è scandita da queste scatole delle più varie dimensioni, e nessuno o quasi osa mettere in discussione la cosa. Quando qualcuno osa farlo, la risposta e il consiglio, scocciato, che viene dato al reo è di “non rompere le scatole”.

La truffa degli NFT

La truffa degli NFT, oltre che una truffa legata al valore, inesistente, di scarabocchi che non servono assolutamente a nulla, è anche, pare, una truffa tecnologica.

Quello che i techbros, più un certo numero di fessi dello star-system americano, stanno comprando e vendendo in effetti non sarebbe altro che un link, registrato sulla fottuta blockchain, a… un file, tipo quelli con i disegni delle scimmie dello Yacht Club, che però non è sulla blockchain, bensì su una qualunque url normale, tipo su questo blog.

Quindi, spendi centinaia di migliaia o milioni di dollari per un link che punta a un file che qualcuno potrebbe anche cambiare, e magari sostituire con una gif che dice:

Coglione, hai speso un milione di dollari per farti dire che sei un coglione!

Che, comunque, è una cosa che sarebbe importante sapere di essere, per una volta.

Ecco un link alla spiegazione, e un link per vedere come funziona in pratica.

Com’era? Due cose sole sono infinite…

Linkedin

Linkedin è il posto dove scopri che un vecchio contatto è diventato Senior Omnichannel Manager di sa il cielo che azienda o agenzia e un’altra che vagamente conosci, responsabile Social Media Marketing, gli fa i più che meritati complimenti.

Gente che non si scoperebbe nessuno che deve far diventare sexy i brand, come diceva Frédéric Beigbeder. E gente che ha problemi a parlare coi propri figli e forse pure col cane ma che è convinta di essere un Consumer Interaction Initiator, dico io.