Capitolo 7 – Brain Drain

Capitolo 7 – Brain Drain

No, non si tratta di una strana malattia che ha evidentemente colpito il cervello di chi ha concepito i business plan delle dot-com di cui abbiamo parlato finora. Al contrario, brain drain significa fuga di cervelli (o supposti tali) dalle società Old Economy verso i dorati lidi della New Economy.

Priceline.com è una delle mete più ambite. Heidi Miller, ad esempio, lascia a inizio 2000 la propria posizione di CFO di Citygroup dicendo che al ritmo al quale Priceline sta crescendo, “finiranno per comprare anche Citygroup”. Certo, e poi un giorno anche Parco della Vittoria.

La Gold Economy sta per finire, ma loro non lo sanno. Nel primo trimestre 2000, ben 300 CEO di società Old Economy lasciano il proprio lavoro, alla ricerca di qualcosa di nuovo (sanno infatti ben poco di Internet), il miraggio di facili ricchezze e/o la possibilità di andare in ufficio in sandali.
Ora, sia ben chiaro: io non ho assolutamente nulla contro chi vuole andare in ufficio in sandali – purchè non mettano il calzino bianco di spugna, si intende. Il problema è un altro, e cioè che a mio avviso uno dovrebbe buttarsi in una start-up solo se ci crede davvero – e non perché qualcuno è così stolto da offrirti più soldi di quelli che ti offre la Banca d’Affari per la quale lavori.

Il fenomeno del cosiddetto brain drain non risparmia ovviamente le società di consulenza, società che come è ben noto pullulano di cervelloni. La risposta di queste società è veramente degna della perspicacia e lungimiranza che siamo tutti disposti a riconoscer loro.
Arthur Andersen, ad esempio, crea un fondo di investimento di ben 500 milioni di dollari per i propri dipendenti che abbiano voglia di buttarsi nella corsa all’oro. Andersen Consulting – ora Accenture – annuncia invece la creazione di ben 17 incubatori in giro per il mondo. D’altronde, i virgulti scalpitano e le società di consulenza devono scegliere fra perdere i loro migliori talenti oppure assecondarli e offrire loro l’occasione dot-com alla quale sembrano tenere tanto. Il treno passa una sola volta nella vita, e quella volta è adesso. O forse ieri.

Poverini, io li capisco! Per anni hanno prodotto report immaginifici, dopato il mercato con proiezioni di crescita senza fine e sparato cazzate a più non posso. Il mercato le ha bevute tutte, e sembra addirittura dar loro ragione. Da un lato, iniziano a pensare davvero di capirci qualcosa, dall’altro sono invidiosissimi dei (momentanei) successi di chi ha seguito i loro stupidi consigli. Ora tocca a loro scendere in campo in prima persona. Attenti, è scattata l’ora X dei consulenti!

Era da un pezzo che i consulenti tessevano le lodi dei mitici vortal, i cosiddetti portali verticali. Può esistere dunque un’idea migliore che creare dei vortal specializzati per le auto e per le moto ? Certo che no. Modello di business? Pubblicità + e-commerce + boh, vedremo. Ovvero: metti insieme tutti i business che non hanno funzionato, esegui peggio degli altri e… avrai successo!

Stranamente, non è così.

Motonline.com
Motonline.com è “il progetto grazie al quale il Gruppo Merloni si presenta oggi al mercato e agli investitori come una e.company a tutti gli effetti”. No, non è una mia battutaccia. Lo si legge nel documento ufficiale di presentazione del sito, un mega-pdf di lettura non proprio agevole.
Ma Merloni non fa elettrodomestici? Cosa c’entra un sito – anzi, un portale verticale, un vortal di moto, con gli elettrodomestici? Non è dato sapere. In compenso, leggo che vi erano piani di espansione, fortunatamente mai andati in porto, per UK, Francia, Spagna e Germania.
In Motonline.com sono stati investiti 30 miliardi. Ah. E come farà a fare fatturato? “Con azioni comunicative mirate, a cura degli sponsor e delle stesse case motociclistiche, che intravedono nell’online la possibilità di un nuovo mezzo di comunicazione pubblicitaria, molto più tempestiva, esauriente, spettacolare e interattiva di quella veicolata dai mezzi tradizionali…”

Ah-ah, pubblicità! Ma certo, banner esaurienti, spettacolari ed interattivi. Certo, puoi cliccare! Nel momento in cui scrivo, su Motonline.com ci sono ben 10 fra banner e bottoni pubblicitari. Cosa dite: è la disperazione, o la conferma che la pubblicità funziona? Ovviamente, Motonline avrebbe dovuto quotarsi al Nuovo Mercato. Forse a Hollywood avrebbe potuto succedere.

Motoride.com
Nato da un accordo tra Morgan Grenfell Private Equity del gruppo Deutsche Bank e la società di consulenza The Boston Consulting Group, Motoride è la più nobile delle start-up italiane. Come disse l’amministratore delegato, toscano, “Noi non siamo una dot-‘om. Noi facciamo e-‘ommerce”.

Eh, già. Sono diversi, loro. Mica una dotcom qualunque. Sarà forse per questo che hanno tappezzato Porta Venezia a Milano di pubblicità enormi e certo molto costose e che a detta di molti non recavano alcun “.com” dopo il nome Motoride? Un’operazione di puro branding ? Geniale.
E poi, e-‘ommerce di cosa? Quale diavolo era il business di Motoride? Vendere via Web motorini che avresti poi ritirato dal concessionario ? Brillante. Stranamente, durante l’estate del 2002 Motoride finalmente chiude. Chiude? No, no, cos’avete capito? E’ solo una fermata ai box… [8]

MotorMust.com
Motormust è un’idea veramente geniale: un vortal dedicato alle auto dove puoi anche comprare la cera per la tua macchina e il panno in pelle di daino artificiale per asciugarla. Ma no, usiamo le loro parole che ci divertiamo di più. Motormust si definisce “un portale verticale dedicato al mondo delle auto ideato per la distribuzione on-line di ricambi, accessori e lubrificanti”.

Insomma, un sito dove puoi comprare – oltre alla cera per la carrozzeria – anche l’olio per il motore. A che prezzo? Come fanno ad avere prezzi migliori di un qualunque hard discount? Ma loro non sono un hard discount. Sono una boutique, o una comunità, o sa il Cielo che cosa. Ordini 5kg di olio, e te lo spediscono in una confezione davvero molto chic e raffinata. Se sei fortunato e ti arriva in tempo, puoi anche riuscire ad evitare la fusione del motore.

Ok, adesso viene la parte più bella. MotorMust viene lanciato nel marzo 2001. Usa Broadvision, ovviamente. E spendono la bellezza di 4,5 milioni per la realizzazione del progetto! No, non 4,5 milioni di lire – 4,5 milioni di Euro! Nove miliardi. Ma stiamo scherzando? Nove miliardi per fare cosa? [9] Non contenti, spendono altri 5 milioni di Euro in marketing per lanciare il vortal.

L’obiettivo era di fare 10 milioni di pagine viste al mese già a fine 2001. Avranno fatto sì e no un milione di pagine. In tutto l’anno. Non so bene che spese avessero, ma il break even era previsto al raggiungimento di un fatturato di 60 milioni di Euro [10], nell’anno 2005, esattamente un anno dopo la prima spedizione umana su Giove in pedalò. Pedala, va…

GenialPoint.it
Genialpoint è… un’idea geniale: un vortal specializzato che ti guida al secondo acquisto più importante dopo la casa: la macchina. I consulenti di Accenture che hanno aiutato il Gruppo RAS hanno pensato proprio a tutto: il magazine, la community, il meteo… Il meteo? Sì, il meteo. Se voglio andare a fare un giro in cabrio, vado su Genialpoint e prima guardo cosa dice il meteo.

L’unica cosa che manca è… un modo per fare fatturato. E invece no, Genialpoint dichiara [11] di aver fatturato 3 miliardi nel 2001 e addirittura di essere in attivo! Mi piacerebbe sapere come fanno. Come fanno a fatturare 3 miliardi di lire, e come fanno ad essere in attivo con tutte quelle persone.

Lanciato a novembre 2000, Genialpoint parte con uno staff di 22 persone più 25 esterni addetti al supporto tecnologico del sito. E parte con grandi obiettivi: 3 milioni al mese. No, non di fatturato. E neanche di pagine viste. L’obiettivo è di arrivare a fare 3 milioni di visitatori unici al mese! [12]

Gli investimenti previsti sono davvero ingenti. E scriteriati: ben 75 miliardi in 5 anni: 5 per la tecnica e 10 per il marketing ogni anno! E gli uffici? La luce, il telefono, le trasferte? Soprattutto: gli stipendi? O mamma! Poverini, spero davvero che non lavorassero solo per le stock option! Per quanto riguarda il fatturato, l’obiettivo è di arrivare a fatturare 80 fanta-miliardi nel 2005. [13] Auguri. [14]

note al Capitolo 7

[1] Priceline.com è il sito che ha inventato le famose “reverse auctions”. Funziona così: voglio una camera in un albergo a tre stelle a Chicago zona centrale per la notte del 10 gennaio 2003. Dico al sito che il prezzo massimo che sono disposto a pagare è di 90 dollari e lascio il mio numero di carta di credito. Se qualcuno è disposto a vendere a quel prezzo, l’acquisto è concluso. In caso contrario, mi toccherà riprovare offrendo ad esempio 100 dollari. Un’ottima idea, peccato solo che si siano fatti prendere la mano e oltre a camere d’albergo e biglietti aerei hanno iniziato a vendere un po’ di tutto. Ad esempio, voglio 1 kg di pesche mature per le quali sono disposto a pagare non più di 2 dollari. C’è qualcuno che è disposto a vendere? C’è qualcuno disposto ad usare il cervello? Anche part-time, intendo. Certamente non i mega-manager che hanno pensato che fosse ben ora di rivoluzionare il modo in cui TUTTI gli americani avrebbero acquistato QUALUNQUE COSA e nel fare ciò hanno devastato le finanze di Priceline, uno dei pochi siti e-commerce che erano in attivo.

[2] Chief Financial Officer, o Directeur Financier, come si dice in NetBarbarians.com, capitolo 1.

[3] ibid, capitolo 1.

[4] Già, QUELLA Arthur Andersen poi travolta dagli scandali legati ad Enron.

[5] Per gli incubatori, si veda il capitolo 9 di questo libricino. Stessa spiaggia, stesso mare.

[6] I vortal sono chiaramente la Nuova Frontiera. Fra i miei preferiti, quelli che personalmente chiamo i whatever-online, i siti con un nome molto fantasioso tipo soldionline, localionline etc. Merita anche una segnalazione Wayin.net, il network dei vortal. I signori di Wayin non si sono accontentati di creare un vortal, ma hanno preferito creare un network di tanti vortal specializzati. Spero che un giorno una qualche anima buona vorrà spiegarmi dov’è la differenza rispetto ad un qualunque portale che ha i suoi vari e diversi canali. Canali. Incredibile. Come in TV. Già.

[7] Si veda qui

[8] Il sito chiude e saluta i propri clienti con le parole che riporto sotto. Ogni commento è superfluo. Anzi, no. Anche l’italiano fa schifo, e su questo non transigo. Insomma, chi è il soggetto che, nella seconda frase, ha percorso strade tortuose e faticose? Motoride, soggetto sottointeso? Poveri noi. Ecco il testo incriminato: Dopo aver percorso migliaia di chilometri sulla Rete su una meravigliosa ed entusiasmante motocicletta, siamo giunti alla conclusione della prima tappa del nostro viaggio. Come ogni viaggio che si rispetti, ha percorso strade tortuose e faticose ma anche momenti di grande libertà. Spegniamo i motori e facciamo rifornimento. Ma non si tratterà di una veloce sosta ai box: dobbiamo aspettare un po’ prima di poter risalire sui nostri bolidi e riprendere l’avventura alla ricerca di emozioni ancora più forti. Motoride per il momento ti saluta e ti ringrazia per il sostegno e la fiducia che ci hai dimostrato durante il percorso. Arrivederci. Il Team Motoride

[9] Spero abbiano speso una buona parte di quei soldi in macchine che avranno poi il buon cuore di regalare a qualche associazione non profit. La speranza, come vedete, è l’ultima a morire.

[10] Si veda qui. Si veda in particolare il comunicato stampa del lancio del vortal datato 8 marzo 2001. Ah, bei tempi!

[11] Si veda qui.

[12] Grandi come Virgilio, insomma. A che pro, poi ?

[13] Si veda MarketPress.net, venerdì 24 novembre 2000, pagina 1

[14] Ops. Chiude anche GenialPoint. Ma che peccato!