IAB – il giorno dopo

Ottima l’organizzazione, l’area espositiva e la partecipazione. Spassosa la gag di Marco Testa, a cui deve aver scritto la presentazione un qualche suo giovane co.co.pro che gli tirato un brutto scherzo. Si legge sullo schermo in una slide che il 50% degli investimenti sulla tv generalista non raggiungono il target di destinazione. Testa legge, poi alza lo sguardo, guarda la seconda fila e più o meno dice… ma no, signor Buitoni, cosa ha capito? Questa è un’esagerazione dei miei giovani filo-internettari che sono un po’ dei talebani…
Poi c’è quell’altro, il Presidente di UPA, Malgara. Pare abbia detto che Internet va bene per i prodotti di nicchia, la tivù per quelli di massa. Non è così, mi creda. La tivù va bene per i prodotti che si rivolgono al cervello di un bambino di 4 anni: giocattoli, detersivi che lavano più bianco, automobili da guidare lungo meravigliosi paesaggi in Toscana e acque minerali che ti fanno diventare una figa. Perchè, come noto, if you have nothing to say, then sing it! Internet usato in modo intelligente va bene per tutto il resto.
Ultima cosa, IAB è un convegno sulla pubblicità. Non so voi, ma io ho sentito un gran parlare di blog, wikipedia, skype, myspace, youtube, web2.0 e un sacco di altre cose che sono di sicuro molto più interessanti della pubblicità, ma che c’entrano ben poco e confondono inutilmente le idee. E’ un autogol, come sembrano pensare e non senza delle ottime ragioni Mafe e Maurizio, oppure un glorioso ritorno ai bei tempi della Gold Economy, quando le buzzword erano B2C, B2B, banner, personalizzazione, targeting etc?

33 Responses

  1. mafe 9 November, 2006 / 10:35

    Sigh, Massimo, io non penso che sia un autogoal, penso solo che i sistemi di misurazione degli investimenti non tengano conto di tutto il resto :(

  2. Maurizio Benzi 9 November, 2006 / 10:36

    Massimo concordo alla grande con la tua opinione e aggiungo anch’io qlc sul resoconto di ieri.
    Malgara:
    “La marca non si crea con Internet. Ma Internet può servire a diffonderla”. Questione di stomaco, bla, bla, il brand, bla, bla.
    Ah si?
    Poteva andarlo a raccontare Google, Yahoo!, Amazon…
    ma cosa voleva fare? Tranquillizzare gli inserzionisti? del tipo “Non preoccupatevi, voi avete un brand grande e forte e se vi mettete a competere su Internet, non sarà certo la società nata nel garage di due ragazzini brufolosi a farvi concorrenza”.
    Eppoi…ma quando la smetteranno di chiamarlo “Nuovo Media”…cacchio,ormai anche per loro non è più cosi nuovo!
    Ieri ci hanno dimostrato come il “Web2.0” sia ormai una buzzword senza valore. Fa fico parlarne, fa fico dire che bisogna essere Web2.0. Poi nella realtà nessuno sa assolutamente cosa sia e alla Web2.0 Conference (che si sta tenendo in questi giorni a S.Francisco) quanti italiani ci sono?
    Ciao,
    Maurizio
    Ps: Notavo anche un che di “Smau Style”, promozioni, stand…e sopratutto troppa gente :-)

  3. Massimo Moruzzi 9 November, 2006 / 10:56

    sai, Maurizio, dire… La marca come la concepite voi su Internet non esiste, perchè la vostra marca è il vostro sito lo possiamo dire noi due, che in due abbiamo l’età di Malgara…
    Sorry, Mafe, di aver interpretato male il tuo pensiero. Sarebbe, in effetti, interessante vedere quanto si spende per il proprio sito e quanto per la pubblicità al proprio sito; o, ancora meglio, quanto spendono per il proprio sito quelle aziende che in totale spendono quei 200+ milioni in pubblicità su Internet.

  4. mafe 9 November, 2006 / 11:21

    Ancora più interessante è vedere quanti NON fanno pubblicità al loro sito, perché già famosi o perché si sanno muovere in rete (banalmente creando siti con un buon pagerank).

  5. Massimo Moruzzi 9 November, 2006 / 11:31

    se hanno un buon pagerank, vuol dire che si sanno muovere, si sanno muovere troppo bene per star lì a perdere tempo coi banner. Voi quante impressionssss avete comprato, l’ultima campagna marketing per i Maestrini ? ;-)

  6. MarketingPark 9 November, 2006 / 11:54

    Malgara pare abbia detto che Internet va bene per i prodotti di nicchia, la tivù per quelli di massa?
    Lo sa, Malgara, che la cosiddetta “massa” tra 10 anni (per ovvi limiti di età di quella attuale teledipendente e conseguente ricambio generazionale) sarà l’utenza Web, e che bisogna adeguarsi per tempo?
    Quanto agli autogol…beh ne abbiamo visti di recente di clamorosi e tanti ancora ne vedremo, finchè gli operatori dell’offline maneggeranno i new media con la delicatezza dell’elefante tra i cristalli!

  7. Massimo Moruzzi 9 November, 2006 / 12:45

    ma come? ci sono ancora Mike Buongiorno e Raffaella Carrà; Fiorello – che ha l’età di Zapatero – è uno giovane, e Andreotti ha rischiato di diventare Presidente del Senato… Altro che Città Eterna. Questo è un Paese Eterno.

  8. mafe 9 November, 2006 / 14:31

    Massimo, appunto :-)
    Ma sono io che non riesco a farmi capire o tu che mi leggi distrattamente?

  9. Maurizio Goetz 9 November, 2006 / 16:32

    Non continuiamo a fare gli snob, perchè sono dieci anni che ce la suoniamo e ce la cantiamo.
    Testa non sarà 2.0, nemmeno Malgara ma hanno ragione. Non avete notato che Malgara ha detto noi siamo aperti, spiegateci cosa dobbiamo fare, anche oggi è stato detto. Ci riempiamo la bocca con il nuovo e poi cosa proponiamo alle aziende, banner, banner, banner. La creatività pubblicitaria per i mezzi digitali è alla preistoria se le aziende non investono è anche per questo. Rimbocchiamoci quindi le maniche con umiltà, perchè ora è il momento di lavorare.

  10. mafe 9 November, 2006 / 17:13

    Bravo Maurizio, anch’io non ne posso più di vivere nell’iperuranio. Sono con te: questo è il momento per dimostrare che il marketing come lo intendiamo noi porta risultati migliori di come lo intendono loro.

  11. Marco Fontebasso 9 November, 2006 / 18:03

    Scusate eh… non per fare polemica… ma chi è continua a proporre “banner, banner, banner”?
    Così :-)
    No perchè io piuttosto mi lamenterei del posto che hanno dedicato al search, e dei dati che vengono presentati sul kw adv.
    A parte tutto, sono comunque d’accordissimo con Mafe quando dice che i costi sostenuti per creare un sito web con contenuti, servizi etc. andrebbero conteggiati e valorizzati meglio e che forse è proprio il concetto di “web advertising” che è un po’ limitante :-)

  12. Perozzi 9 November, 2006 / 18:15

    La mia modesta opinione… io ho bucato la sessione di oggi; ieri mattina mi è sembrato un deja-vu, con le presentazioni dell’anno scorso e tutto il resto.
    Pochi clienti, molti crocicchi di operatori che chiacchieravano.
    Le presentazioni di ieri mi hanno fatto pensare che sono molti anni che siamo nella fase dell'”internet esiste”. Sembra però che manchi il coraggio di fare un convegno in cui si spieghi, alle persone, come usarlo, cosa farci, praticamente.
    Credo che se ciò non avverrà, l’anno prossimo avremo sul doppio schermo i nostri 19,5 milioni di navigatori, il mercato che impazzisce e cresce del 70% e tutti sono in overbooking, la presentazione di quest’anno di Layla con gli ultimi casi eclatanti di web 2.0 (ormai youtube sarà censurato e non farà più scalpore), e tutto il resto.
    Bello a sentirsi, ma inutile.

  13. Maurizio Goetz 9 November, 2006 / 18:25

    Giusto Perozzi, ho scritto proprio un post che va nella direzione che auspichi.

  14. Massimo Moruzzi 9 November, 2006 / 20:37

    dai, allora dico anche la mia: gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare.
    Se speri di poter fare una rivoluzione invitando il potere costituito (Testa e Malgara, ad esempio) non hai capito molto della vita. Quelli, li inviti perchè vuoi le briciole che cadono dal loro tavolo.
    E, guarda caso, gli unici che la rivoluzione del web advertising la stanno facendo davvero ieri hanno sonoramente snobbato l’evento (e no, non sto parlando di MSN. Ma degli altri :-)

  15. Maurizio Benzi 9 November, 2006 / 20:53

    Il problema non siamo certo noi, ma quelle aziende che operano sulla Rete e che la Rete invece continuano a non capirla. Da anni.
    Faccio un esempio…
    1 – Per campagne imponenti il *cliente* vorrebbe che la gestione dell’Adv online fosse similare a quella dell’offline e organizzativamente non impegnativa. (magari vorrebbe anche capirne qualcosa in più, ma il tempo da dedicare alla Rete è direttamente proporzionale al budget impegnato sul mezzo, cioè nullo).
    2 – Le *concessionarie di pubblicità* cmq hanno esattamente quello che fa per lui: i banner. Semplici, chiari, misurabili(!) e dal rendimento proporzionale all’investimento.
    […e praticamente inutili aggiungo io]
    3 – Gli *editori*, quelli che possono comunicare con i potenziali consumatori del nostro *cliente*, si conformano ai loro concorrenti e propongono quello che poi risulta essere più vendibile dai *commerciali* della *concessionaria* (che tendenzialmente non hanno una grande dimestichezza della Rete). Cioè ancora una volta i banner. Probabilmente molti *editori* non hanno veramente capito nulla della Rete, tuttavia anche i pochi che vorrebbero sperimentare qualcosa di nuovo, riuscirebbero a trovare terreno fertile per ottenere un Roi?
    Insomma, uno stallo completo da cui nessuno sembra veramente intenzionato ad uscire.
    Intanto stando ai dati forniti dall’Istat, il 41,4% della popolazione utilizza il personal computer e il 34,1% della popolazione di 6 anni e più si collega ad Internet.
    E giusto per creare un po’ di scompiglio, è di questi giorni la notizia che Google sta entrando nell’Adv Radio e Press.

  16. Maurizio Goetz 9 November, 2006 / 21:49

    Sono d’accordo con tutti voi, tranne che per un punto. Io sono per l’inclusione e non per l’esclusione. Per questo è giusto sedere tutti allo stesso tavolo, non capisco poi perchè non si debba invitare l’UPA rappresenta i clienti.
    Dieci anni fa mi hanno dato dello snob, ma ora mi sembra di vedere che gli snob sono i Moruzzi, che fintanto che parla come blogger esprime le sue opinioni, ma se vedesse la realtà a livello di sistema economico, si renderebbe conto che Google piglia tutto, non è a vantaggio di un Sistema Paese. Non chiedetemi cosa lo è, ci sto ancora riflettendo.

  17. andrea 10 November, 2006 / 00:29

    l’ultimo paragrafo del tuo post inquadra perfettamente il problema: nella mattina di oggi tutti i relatori hanno ripetuto che il consumatore ha potere, che la pubblicità invasiva a rotto gli zebedei, etc.,
    bene, siamo tutti d’accordo, anche chi come Sala viene da 25 anni di spot televisivi, so what? cosa devono fare le aziende? nei mercati maturi cosa è successo? cosa stiamo facendo perchè accada anche da noi?
    la pubblicità, e si parlava di quello, non è la sociologia, e soprattutto chi la paga ha come obiettivo principale vendere, non accrescere la propria cultura (al limite potrebbe essere un by-product interessante).
    @Maurizio Benzi:
    “Eppoi…ma quando la smetteranno di chiamarlo “Nuovo Media”” in effetti sarebbe ora, io con i “nuovi media” ci lavoro dal 1994 (allora erano i CD-ROM, ricordate?) e con internet dal 1997

  18. Maurizio Goetz 10 November, 2006 / 06:31

    Giusto Andrea, infatti io amo parlare di next media, perchè il concetto next vuol dire futuro, ma anche potrebbe significare in modo più ampio, le forme laterali, non tradizionali.
    Sto lavorando professionalmente proprio all’integrazione tra l’evoluzione dell’advertising e la nuova comunicazione non pubblicitaria,in questo mondo complesso, sono realtà che andranno a convivere, nel difficile processo di creare nuovi significati alla marca.

  19. MarketingPark 10 November, 2006 / 09:27

    Secondo uno studio di Jupiter Research basato su un campione di 5mila utenti europei, tra cui molti italiani, l’utilizzo di Internet come fonte di conoscenza ha superato l’uso dei giornali e delle riviste cartacee.
    La realtà è questa, già ora:
    http://punto-informatico.it/p.aspx?id=1689331&r=PI
    Era il 10 Ottobre scorso quando Punto Informatico pubblicava la notizia, con un titolo tutt’altro che rassicurante: “Quel sorpasso epocale ed inevitabile”.
    Poi (se la cosa può sembrare più rassicurante per qualcuno) possiamo anche continuare ad immaginarci la “massa” attuale e prossima ventura uguale a quella di vent’anni fa.
    Sarebbe solo immaginazione, però.
    P.S.
    Non vendo banner. Mai venduti. Mai piaciuti. Il mio è un parere assolutamente super partes.

  20. googlando 10 November, 2006 / 10:15

    mica c’entra poi molto, però mi va di condividerla, stà scenetta..
    ieri sera, tra amici:
    S. (che non ne sa niente di web 2 e upa crede sia una marca di alimenti per bebé):
    “come cazzo fa alice ad avere una posta così? cioè tu clicchi poi entri, login e password, flash, popup, full screen e poi forse leggi la tua email”
    dal vivo era venuta meglio…

  21. donfabio 10 November, 2006 / 19:19

    bravo massimo, attenta e lucida analisi.
    sul blog? dello iab ho trovato interviste molto interessanti :-(( che ci fanno capire perchè siamo ancora indietro rispetto agli altri paesi.
    comunque è innegabile che l’interesse c’è stato anche perchè l’immagine dei relatori ha portato gente. A volte occorre essere meno puristi e sperare che arrivino i clienti veri e se serve gentiloni per farli presenziare voglio gentiloni.
    Io sono soddisfatto e vado avanti deciso con i miei banner e i formati impattanti.

  22. donfabio 10 November, 2006 / 19:22

    bravo massimo, attenta e lucida analisi.
    sul blog? dello iab ho trovato interviste molto interessanti :-(( che ci fanno capire perchè siamo ancora indietro rispetto agli altri paesi.
    comunque è innegabile che l’interesse c’è stato anche perchè l’immagine dei relatori ha portato gente. A volte occorre essere meno puristi e sperare che arrivino i clienti veri e se serve gentiloni per farli presenziare voglio gentiloni.
    Io sono soddisfatto e vado avanti deciso con i miei banner e i formati impattanti

  23. andrea 10 November, 2006 / 23:39

    mi piace l’analisi del 2° post di maurizio Benzi, anch’io spesso cerco di capire cosa non va nella filiera (usa ancora questo termine?) cliente – agenzia (adv e/o web) – centro media – editore/concessionaria – utente/consumatore.
    ovviamente il problema non è nell’ultimo capo (anche se qualche volta sembra di sentire una eco di democristiana memoria: “la situazione non ci ha capiti”…), mentre le altre parti a mio avviso hanno gravi colpe, ma per la mia esperienza chi secondo me si sta sbattendo di più sono gli editori, e quindi rispetto all’analisi di Maurizio non sono d’accordo sul fatto che cerchino di vendere solo i banner, anzi credo che abbiano tutto l’interesse a proporre “progetti speciali” nei quali mettere a disposizione del cliente sia il sito/portale sia la conoscenza della propria user-base (ovvio che poi tra progetto e progetto e tra editore e editore ci sono delle belle differenze).

  24. Maurizio Goetz 11 November, 2006 / 12:39

    Andrea, non mi sono espresso bene. Non sono gli editori a proporre i banner, sono d’accordo con te, gli editori stanno cercando disperatamente di cambiare. Ma sono i centri media e i venditori delle concessionarie che spingono ancora sui banner perchè “ritengono siano più facili e veloci da vendere”, ovviamente ci sono le dovute eccezioni.

  25. mafe 11 November, 2006 / 19:04

    Anch’io penso che i siano i centri media & co l’anello debole, anche perché sono così abituati a portarsi a casa soldi “facili” che di far fatica con i progetti speciali e con un mezzo misurabile non hanno molta voglia.
    E’ anche vero che i progetti più complessi non sono gestiti dai centri media, ma dalle agenzie di PR: nel momento in cui i venditori realizzano che c’è un mercato vergine da aggredire, con un giro d’affari interessanti, potremmo vederne delle belle. Però basta con gli snobismi, basta, basta, basta.

  26. Massimo Moruzzi 11 November, 2006 / 20:26

    ma se tu sei così snob che non ti sei neanche fatta vedere! ;-)

  27. Paolo 12 November, 2006 / 23:00

    Progetti complessi gestiti dalle agenzie di PR? Questa mi e’ nuova, almeno in Italia. Per quanto riguarda l’estero, potrei essere disinformato; si, sappiamo di qualche flog fatto per Walmart da un’agenzia abbastanza nota. Ma non mi sembra tanto piu’ complesso rispetto a un banale trollare sui NG…

  28. Massimo Moruzzi 13 November, 2006 / 09:08

    che so, c’è galleriailly.com, gestito da cohn & wolfe. e lo so perchè sono usciti con le promocard che il sito non era ancora online e diceva… per info, scrivete a info@cohnwolfe…
    però, come dice paolo, è più normale – normale per modo di dire, ma amen – farsi fare il sito che non la pianificazine media dalla propria agenzia pr. Ed entrambe le cose, è un po’ come farsi tagliare i capelli dal panettiere…

  29. Giorgio 14 November, 2006 / 18:18

    mah…io ho passato una giornata tra gli espositori per un doveroso lavoro di PR con fornitori consolidati e per fare scouting di possibili nuovi fornitori….devo dire che c’è un po’ di tutto… c’è gente come i ragazzi di Pixel ( studenti.it ) che mi paiono aperti e propositivi, con strumenti interessanti e con la possibilità di mixare strumenti online e offline ( hanno un loro free press localizzato sui principali poli universitari ) e altri, non faccio nomi, ma parlo di un portale multicanale di recente e rapida crescita :-), dove, a parte l’assai gradevole aspetto delle account :-), pareva di essere precipitati nei peggiori incubi 1998-1999 :-) Ho partecipato a fiere a Taiwan dove gli strumenti di comunicazione in comune erano molto maggiori :-)

  30. Massimo Moruzzi 14 November, 2006 / 21:24

    nel senso che parlavi di più la lingua dei taiwanesi rispetto a quella di questo portale ?

  31. Giorgio 14 November, 2006 / 21:31

    si :-) nonostante le differenze culturali e linguistiche avevo una sensazione decisamente di minore straniamento rispetto a giovedì scorso :-) boh, mi pareva di aver sbagliato fiera, che so…di essere finito per sbaglio al BIMU o al MACEF :-)

  32. Massimo Moruzzi 14 November, 2006 / 21:59

    cioè, mi stai dicendo che non ti interessa fare branding con i loro formati impattanti ?

Comments are closed.