David Ogilvy diceva che non era facile farsi notare, per una pubblicità:
It takes a big idea to attract the attention of consumers and get them to buy your product. Unless your advertising contains a big idea, it will pass like a ship in the night.
Quando ho iniziato a trafficare coi banner, già si diceva una cosa diversa: bisogna essere “più creativi”. Più che dell’idea, si era già scaduti a parlare di grafica. E se chiedevo di farmi vedere dei banner “creativi” e di successo, c’era sempre silenzio e imbarazzo.
Tu, ad esempio, sei a conoscenza di classifiche dei 100 migliori banner di sempre? Ormai andiamo verso il quarto di secolo di storia e sarebbe anche ora, non pensi? Oppure: ti ricordi di qualche banner creativo e di successo? Di brand creati dai banner? Io no.
Il problema non era solo il vuoto cosmico di idee — che nelle agenzie di pubblicità a fare i banner si mettevano gli smanettoni, non quelli che capivano di pubblicità, ovviamente. Una ottima pubblicità sulla carta vale facilmente dieci volte una pessima pubblicità, che anzi rischia di distruggerti. Coi banner no. Coi banner tutto passa inosservato uguale.
Tranne questo:
Ieri sera, mentre guardavo video di anatomia comparata, ho trovato questo rettangolone colorato. E’ perfetto? No. A livello di copy, io avrei scritto “un” esercizio, non “1”.
Però si fa notare.
Anche gli 8.3 cm. Non 8, bada bene. Sono le stesse balle di Berlusconi quando dice che l’83% dei parlamentari del M5S non hanno mai lavorato. Non male, poi, anche il testimonial, questo dio abruzzese della fertilità, progenitore di Rocco Siffredi.
Manca il nome del prodotto, però. Io suggerirei: Elongadex. Che te ne pare?
P.S.
Tanta è l’abitudine a non cliccare, che non l’ho fatto neanche ieri sera. Mannaggia.