Primarie primarie e primarie

Iniziamo dalle primarie del M5S. Tanto per iniziare, non sono primarie. Non sono elezioni aperte a tutti gli elettori; non basta firmare una carta di intenti, un “voterò” come quello che si richiede a chi va a quelle del PD. Notare che i parlamentari devono essere liberi di cambiare casacca. Ma gli elettori no. Agli elettori fanno firmare un “voterò”. D’altronde è giusto: il Partito regna su tutto, e il cittadino non è un cittadino ma un suddito.

Torniamo alle votazioni del M5S: sono uno strumento limitato per scelta solo a un certo numero di iscritti e simpatizzanti. Io penso che dovrebbero essere ancora più limitate. Io, per dire, sono sì iscritto da un paio di anni al Movimento e ho sì votato un paio di volte online, ma non sono mai andato a un Meetup, non ho mai fatto volantinaggio, non ho mai dato una mano. Non avrei dovuto poter scegliere il candidato sindaco di Milano.

E il fatto che, invece, si sia voluto dare anche a me che non conoscevo nessuno questo diritto poi ci porta ai video di 5 minuti di auto-presentazione per scegliere un candidato. Che non sono male in sé, forse — per dire, ci consentono di farci un’idea su Rutelli — ma offrono il fianco ai soliti giornali: Televoto, Grande Fratello etc. Detto da giornali di regime di un Paese che è finito dietro alla Romania per libertà di stampa, che lo si sappia.

Ultima cosa sul M5S: a Milano secondo me è stato un errore far votare in modo presenziale, e in un solo seggio in tutta la città (il Movimento non è proprietario di immobili che valgono milioni di Euro), con persone che avrebbero dovuto perdere 2 ore per votare. Risultato: un flop. 300 voti magari di chi come me abitava in zona invece di 300 o 500 o magari 1.000 voti online solo degli attivisti. Come avrebbe dovuto essere.

Le primarie del PD

Le primarie del PD sono una caricatura di quelle americane. Negli USA i partiti sono molto deboli. Qui hanno una presa sulla società e sull’economia che neppure nell’Unione Sovietica. Negli USA le primarie durano più di un anno. Questo è Bernie Sanders in New Hampshire a giugno 2015. Martedì ha ottenuto il 60% dei voti in quello stato, lasciando Hillary Clinton, che nel 2008 in New Hampshire aveva battuto Obama, sotto il 40%.

A Milano, invece, le primarie sono durate dall’Epifania al Capodanno cinese. In un mese c’è chi promesso “una donna vicesindaco”, dimenticandosi del fatto che c’erano donne in lizza per la posizione di sindaco tanto nel suo schieramento quanto in altri, e chi, pensando di essere così “ancora più di sinistra” ha promesso “un assessore gay”. Poi si è andati a votare e, tanto per cambiare, ha vinto quello che era il candidato del Partito (P maiuscola).

L’unico caso di candidato sfavorito che abbia vinto delle “primarie” importanti è stato Pisapia nel 2010. Parliamoci chiaro: se delle “primarie” di questo tipo, che sembrano fatte poco più che per incoronare il candidato che “deve” vincere, le avesse organizzate Forza Italia, sono sicuro che gli “intellettuali” della “sinistra” avrebbero parlato di deriva plebiscitaria, di “gaullismo” (averlo, in Italia, un De Gaulle!) e di chissà cos’altro.

Le primarie vere

Torniamo alle primarie vere. Durano anni, dal basso, in silenzio, con fatica e sudore. Da soli, senza il partito che ti aiuta, né il partito che si mette di mezzo. La candidatura di Obama per il 2008 è stata lanciata nel 2004, quando fu scelto da Kerry per il keynote address — che non è solo quello in cui Apple presenta i nuovi tamagochi – della convention dei Democratici. Dopo quel discorso, un secondo libro e 4 lunghi anni di lavoro.

Gli endorsement arrivano solo molto dopo. E, sia ben chiaro, quello di Renzi a Sala si chiama “endorsement” perché a Renzi piace far finta di sapere l’inglese e a tutta la classe politica italiana piace usare parole in inglese in modo che la massa dei cittadini non capisca nulla e si senta inferiore e impotente. L’endorsement (sic) di Renzi a Sala è identico al craxiano “un sindaco per Milano lo trovo io”. Scelse Pillitteri, per chi se lo fosse scordato.

Prima degli endorsement, uno deve dimostrare di essere in grado di farcela da solo. Sei mesi fa nessuno avrebbe, letteralmente, messo un dollaro su Sanders. E, invece, piano piano i soldi sono arrivati. A gennaio Sanders ha raccolto 20 milioni di dollari in piccole donazioni (Hillary 15 milioni da gente ricca). Il giorno dopo l’ex-aequo in Iowa, Sanders ha raccolto 3 milioni di dollari. Il giorno dopo aver vinto in New Hampshire, 7 milioni.

In Italia…

Qui il discorso è: voi 300 voti, noi 50 mila. Non ci meritiamo tutti qualcosa di meglio?

Managers

From Hegarty on Advertising:

Sadly, most businesses are just trying to manage what they’ve got. The entrepreneurial spirit, the zeal to do better, to experiment and to try new things has been long lost. In many ways we shouldn’t be surprised – after all we title many senior people in companies as ‘managers’.

If you were to see a long-lost friend and ask them how they were getting on and they replied, ‘Oh, I’m managing’, you’d be really sorry for them, be concerned for their well-being and try to seek ways to help them.

But in business, we’ve elevated the ‘managers’ to run things. Bizarre, isn’t it? We use words without realizing sometimes how profound they are. Go to the dictionary, look up ‘manage’ and it describes quite succintly why most companies are at best ordinary.

Cirinnà

Di tutta sta storia del ddl Cirinnà non mi piacciono le seguenti cose:

1) che la senatrice del PD viva in un appartamento in pieno centro a 360 Euro al mese. Sì, lo so, succede anche in altri regimi di socialismo reale, tipo a Cuba e in Corea del Nord.

2) l’abuso della lingua inglese. E’ possibile che si debba scrivere “stepchild adoption” in una legge italiana, col 90% della popolazione che non ha idea di cosa sia uno stepchild?

3) il fatto che una legge di portata così modesta riesca a trovare così tanti oppositori e riesca addirittura a far passare per di sinistra il governo di centro-destra di Renzi.

4) il fatto che serva una legge del tutto per disciplinare la “stepchild adoption”. Quanti bambini figli di una coppia etero ci sono che perdono la mamma e vanno a vivere col papà che decide di vivere con un altro uomo, e che poi purtroppo perdono anche il papà? Due in un anno? In un Paese di Common Law, o anche solo in un Paese dotato di buonsenso, a me pare ovvio che un giudice affidi il bambino al compagno del padre, invece di metterlo in un orfanotrofio. Ma il buonsenso, è noto, in Italia è ancora meno diffuso dell’onestà.

Il browser di Facebook

Ora che Apple e anche Samsung hanno deciso di supportare tool di ad-blocking sui loro telefoni, è arrivata l’ora per Zuck di lanciare il browser di Facebook!

Quanti anni sono che ci raccontano tutte queste balle sui “consumatori” che vogliono “avere una relazione” (extra-matrimoniale?) con le loro marche preferite di burro, yogurt, dentifricio e pneumatici? Io voglio un browser che mi permetta di “essere in contatto” tutti i giorni, oltre che tutte le notti, con l’azienda che produce il mio materasso. Voglio entrare in contatto con lo storytelling di chi produce la Panda. Voglio sentirmi vicino al tonno e ai sottaceti. Sfruttando la geolocalizzazione, voglio essere avvisato di quando passo davanti a un supermercato e i miei biscotti preferiti sono in sconto del 15%. Voglio una relazione con la mia assicurazione, oltre che con la mia assicuratrice. Non voglio perdermi neanche un post del mio operatore telefonico, del mio fornitore del gas e della mia banca.

Facebook ormai vende pubblicità

La cosa più bella, poi, è che Facebook ha smesso da un pezzo di raccontare queste stronzate. Facebook è il nuovo bar e il nuovo giornale e la nuova tv. Gratis.

Il che — mi pare evidente — è come dire: come Metro e Rete4, non come Il Fatto e Sky.

Anzi, vende proprio interruptive advertising. Quelli che vendono “conversazioni” e simili balle spaziali sono le agenzie e i consulenti. Gli ultimi soldati giapponesi nella giungla, elmetto in testa, convinti ancora che l’Imperatore non accetterà mai la sconfitta.

The Next President

L’ho detto più volte: in tempi migliori, tipo negli anni ’60, Obama sarebbe stato un ottimo candidato e un ottimo Presidente per i Repubblicani. Se fosse stato bianco, si intende.

Il prossimo Presidente degli Stati Uniti sarà Bernie Sanders, un uomo che sta urlando all’America cose che nessuno ha più osato dire dopo gli omicidi di MLK e Bob Kennedy.