Non esistono i Social Media

Lo dico da anni: Non esistono i Social Media. Esiste Facebook. Gli altri, chi se li incula? L’idea dell’esistenza dei “social media” serve solo a chi vende “consulenza per i social media”. Come se il web, prima dei “social media”, fosse stato “asociale”. O come se il web fosse stato un posto adatto alle aziende, o adatto alla pubblicità.

Il che, chiaramente, non è vero. E Facebook non è “un social network”. Facebook, che ci piaccia oppure no cambia poco, è quella roba che sta sostituendo il web.

From the blue “e” to the white “f”

Remember when the average Joe thought that Internet Explorer’s blue “e” icon somehow stood for “the Internet”? You thought that was bad?

Many in the world are at risk of growing web-literate, so to say, thinking that the Internet is a white “f” on a blue background on their Android phone.

And any time you speak of “Social Media”, you’re doing them a favour.

Facebook, plus of course Instagram, Whatsapp for those who like things simple, and their own Messenger, which they are styling after Line and WeChat and trying to make into a platform in its own right, is not “a” Social Network, but rather THE Social Network. The new AOL, as Jason Kottke said back in 2007. Facebook is what we used to have before Facebook, i.e. the Open Web, but behind closed doors, delivered very well and a bit sanitised. There are plenty of reasons why you should be worried.

One of the main reasons why I am worried is precisely because you are not.

A chi servono le statistiche

Non è una domanda: ho proprio deciso di spiegarti a chi servono le statistiche.

In breve: a chi ha qualcosa di cui si deve giustificare. Quindi, tira fuori dei numeri. Qualsiasi tipo di numeri. Idealmente, con dei bei grafici colorati. Facciamo due esempi semplici semplici: il Social Media Marketing e il Comune di Milano.

Hai deciso di “investire” dei soldi su Twitter, Vine, Vimeo, Tumblr, Instagram e sa il cielo quale altro sosciàl ancora? E’ il futuro, lo dicono tutti. Se le vendite si fossero impennate, non avresti avuto bisogno di giustificarti di nulla, giusto? Se qualcosa di strano o simpatico che hai fatto con uno di questi strumenti ti avesse portato al Tg1 delle 20, uguale.

Se invece non è chiaro cosa fai tutto il giorno e soprattutto se serve a qualcosa oppure no, devi tirar fuori delle info-balle (info-grafiche) per far capire a tutti che il tuo contributo è essenziale per il futuro dell’azienda.

Prendiamo il Comune di Milano. Lasciamo da parte le simpatie, che Maran è l’unico simpatico e alla mano che io abbia mai conosciuto del PD di Milano. Ormai sono quasi 4 anni che sono al governo. A me sembra la stessa città di prima.

Meglio: lo stesso parcheggio a cielo aperto di automobili di prima.

Sì, certo, di cose ne hanno fatte di sicuro. Una che a me piace ricordare è che hanno messo a posto le scale mobili rotte della metropolitana, cioè un lavoro oscuro per il quale non si finisce osannati sui giornali. Ma la città è cambiata? No.

Sono pronto a scommettere che fra un anno, alle prossime elezioni, ci racconteranno quanti km di piste ciclabili hanno fatto. Se le cose fossero cambiate e funzionassero davvero, lo si vedrebbe a occhio nudo.

Capitali freschi

La logica di chi è felice ogni volta qualcuno decida di “investire” in Italia, di portare qui “capitali freschi”, come amano dire, io, francamente, non la capisco. Vedi, il problema è che purtroppo NESSUNO decide di “investire” in Italia perché qui ci sono belle teste, ottime università, un sistema di tassazione equo e semplice, gente meritevole di fiducia, poca burocrazia, un sistema di aiuti a chi vuole provare a mettersi in proprio e di tutele per chi non dovesse farcela, perché mica sempre si ha successo. No. L’Italia è l’esatto opposto di quanto sopra descritto. Nessuno viene qui a investire. Vengono qui a comprare aziende di chi è riuscito a farcela grazie a genio e duro lavoro e nonostante l’Italia, non grazie al sistema-Italia, e che magari non ce la fa più, vuoi per le tasse, vuoi per la crisi del Paese, vuoi per la mancanza di cultura manageriale che fa sì che quando scompare il fondatore della fabbrichetta, tutto vada regolarmente a mignotte, soprattutto se prende in mano l’azienda il figlio-con-MBA e abituato ad andare in giro in Porsche fin da quando aveva 20 anni. Non stanno “investendo sull’Italia” perché credono nell’Italia. Stanno comprandosi chi ce l’ha fatta nonostante l’Italia. Possibile che sia così difficile da capire?